Con velluti, ottone e specchi fumé la pasticceria Cavalletti valorizza il suo dolce più emblematico

ROMA. Nella Capitale c’è un solo un nome di riferimento per assaggiare la torta millefoglie che ha incantato la Regina Elisabetta, conosciuta nel resto d’Europa anche come Napoleon. È la pasticceria Cavalletti, che grazie alla fama del dolce che l’ha proiettata a livello internazionale, ha deciso di espandersi oltre il quartier generale di via Nemorense. Il secondo punto vendita di Roma Nord (il terzo aperto a dicembre è ai Colli Albani) segna un cambiamento profondo di stile rispetto a quello targato 1951. Il restyling su progetto di Maria Elena Andreacchi (Localiarreda) è infatti impostato sulla realizzazione di uno spazio che valorizzi la millefoglie come all’interno di una gioielleria.

Al centro del locale (di dimensione ridotta: 3x12 metri), sfavillante d’ottone, è posizionato il bancone refrigerato dedicato al dolce identitario del locale. Tutt’attorno, una serie di espositori impreziositi da doghe in velluto azzurro, il colore del logo storico di Cavalletti. I rivestimenti lungo i lati lunghi sono in materiali a effetto opposto: materico e opaco da una parte, lucido e riflettente dall’altra. Un ambiente elegante che richiama con piccoli elementi il dolce della Casa, interpretato in modo contemporaneo, a dimostrazione dell’innovazione intrapresa dal marchio. Il bancone centrale oltre a svolgere una funzione organizzativa dei flussi interni, dividendo i pasticceri da un lato rispetto la clientela dall’altro, completa la catena di lavorazione e composizione dei dolci, che prendono forma nell’adiacente laboratorio a vista. Fra i materiali, oltre alle doghe in velluto che per forma e tessuto richiamano i rotoli dei portagioie delle gioiellerie, sono stati installati specchi fumé per ingrandire il locale che creano un’atmosfera soffusa ed elegante; largo l’uso di ottone per il piano su cui vengono esposti i prodotti e di legno per aggiungere valore ai prodotti esposti, realizzati anche in formato monoporzione. Su tutto, un soffitto a volta con elementi decorativi come i capitelli, per enfatizzare la storicità del marchio legato alla città di appartenenza.

L’intervista alla progettista Maria Elena Andreacchi

Nello sviluppo del progetto si evince uno stretto rapporto con la committenza.

È un rapporto che è cresciuto a mano a mano con lo sviluppo del progetto, tanto da portarci a continuare la collaborazione per la realizzazione di altri punti vendita Cavalletti, alcuni già ultimati, altri in fase di cantiere e di progettazione.

L’ambiente è piccolo ma ricco di dettagli, con il banco centrale che spicca su tutti. 

Attraverso la cura dei dettagli abbiamo cercato di non far percepire le reali dimensioni dello spazio. Il banco espositivo è circondato da una fascia di ottone di 25 cm per valorizzare i dolci, nel quale è stato incassato un sistema refrigerato rivestito in specchio per creare un particolare gioco di riflessi. La costruzione vetrata diventa una vera e propria teca, con un’apertura elegante - proprio come le cassettiere delle gioiellerie - dalla quale fuoriesce il logo retroilluminato della pasticceria. Il gesto di apertura della teca (con sistema studiato ad hoc) accompagna il ripiano specchiato nello scorrimento per estrarre il prodotto, come se fosse un collier di diamanti. Un unico elemento dalle linee pulite per costruire due ambienti: quello che custodisce i dolci e quello sul quale avvengono incartati, da vera boutique del lusso.

Qual è il ruolo dell’illuminazione in uno spazio così ricco di materiali?

Le luci sono state fondamentali per dare forza all’architettura del locale. Due linee luminose corrono lungo le pareti parallele, illuminando la volta e creando un vero e proprio percorso. L’utilizzo degli specchi ha accentuato questo effetto, creando dei riflessi suggestivi e un’illuminazione ben diffusa in tutto l’ambiente. Gli unici corpi illuminanti “visibili” sono due lampadari circolari posizionati sopra le due vetrine “gioielleria”, per impreziosire la zona della vendita.

Elena Bertero

Localiarreda

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