Solo bianco e nero, due “non colori” per evocare lusso ed eleganza nel format della pasticceria torinese La Monaca

TORINO. Il nome La Monaca può sembrare lontano dall’evocare l’arte pasticcera se non si ha memoria del fatto che le suore di clausura in passato si dedicavano alla preparazione dei dolci, in cambio dei favori ricevuti dalle poche persone con cui erano in contatto. La pasticceria di via Moncalieri a Torino, di proprietà della famiglia Vaccaro, deve però il suo nome a una storia d’amore che coinvolse nella metà del XVII un’antenata destinata alla vita monastica. Un amore che la vita di clausura non riuscì a impedire: la ragazza fuggì dal convento e sposò segretamente il suo innamorato dando inizio alla discendenza “Il Monaco” e “La Monaca”. In ricordo di questa storia l’architetto Veronica Patta ha attinto il black-white della tonaca monacale per la ristrutturazione del locale.

Un bancone a tutta lunghezza

Due soli colori, dunque, per trasformare un piccolo supermercato in un’iconica pasticceria con annesso laboratorio artigianale e un unico elemento, il lungo bancone espositore, per catturare subito l’attenzione dei clienti e minimizzare i dislivelli che circoscrivono l’area vendita in una zona definita e con superficie piuttosto esigua rispetto all’insieme. Il grande banco, un parallelepipedo dai tagli netti con vetrine squadrate, che occupa l’intera larghezza dell’area vendita, mette in evidenza i prodotti di pasticceria dai colori brillanti e variegati dalle forme minute, precise e curate. Sulla parete di fondo prevalgono ancora le linee rigorose che inquadrano il retro banco e gli espositori per le confezioni. Il rigoroso disegno d’insieme bicolor, che offre ai passanti un colpo d’occhio accattivante e una sensazione di pregio e qualità dei prodotti, è addolcito dai decori della bianca carta da parati delle pareti laterali, che richiama quelli in glassa delle torte nuziali. L’effetto scenografico che ne deriva gioca sull’alternanza di luci e ombre anche grazie a un’illuminazione mirata (faretti) o riflessa, sulla scelta di volumi semplici ed essenziali e su finiture morbide al tatto. Dall’area vendita è possibile ammirare l’attività in corso nel laboratorio attraverso il grande oblò vetrato che racconta, con la sua trasparenza dal valore simbolico, la creazione artigianale di ogni prodotto. È tutto quello che serve per rendere questo locale un punto di riferimento importante in città.

L’intervista all'architetto Veronica Patta

Quanto conta il trattamento dei materiali nei suoi progetti? Sono sempre oggetto di studio approfondito. Nel caso de La Monaca, dove lo spazio da destinare all’area vendita aperta al pubblico era, per vincoli strutturali, piuttosto esigua, la ricerca dei materiali con cui rivestire i pochi elementi presenti è stata determinante.

L’illuminazione ha un importante ruolo di valorizzazione. Come è stata utilizzata in questo progetto? La luce artificiale e gli effetti emozionali che è in grado di creare sono aspetti chiave nei miei progetti. Anche per la pasticceria La Monaca mi sono avvalsa della collaborazione della lighting designer Paola Minerdo, con cui collaboro da anni, condividendo con lei la ricerca dell’effetto scenico ed emozionale desiderato. Lo studio della luce é stato improntato sulla piena valorizzazione del bancone e dei prodotti esposti, dai colori variopinti e brillanti. Il contorno è invece stato trattato con luci più “morbide” e ricercando l’alternanza con zone di ombra ed effetti wall washer radenti le pareti.

Come è stato impostato il rapporto con la committenza? La sensazione di una grande sintonia reciproca mi ha accompagnata fin dal primo incontro. Il cliente ha seguito passo a passo le fasi progettuali, partecipando attivamente e lasciandosi consigliare per il meglio con estrema fiducia. Il risultato finale è stato di grande soddisfazione per tutti.

Le particolari dimensioni del locale hanno influenzato il concept? Il pdv presentava diversi vincoli strutturali e dimensionali, minimizzati sia attraverso soluzioni progettuali atte a occultarli, sia attraverso la creazione di focal point su altri elementi che costituivano invece punti di forza e diventavano protagonisti dell’ambiente.

Who’s who

Veronica Patta consegue la laurea in Architettura presso il Politecnico di Torino con una tesi redatta in collaborazione con l’Unione Industriale di Torino con il cui settore urbanistico poi inizia a lavorare. Successivamente acquisisce, presso lo studio di ingegneria paterno, una consolidata esperienza nella progettazione architettonica e strutturale, nella direzione e contabilità lavori e nella sicurezza cantieri. Nel 1999 fonda il proprio studio a Torino specializzandosi nella progettazione architettonica civile e nel design di interni dove la valorizzazione della luce ha un ruolo fondamentale.

Elena Bertero

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