Tante piramidi in spugna fonoassorbente sono l’icona di Perlan, la nuova gelateria creata all’interno del museo di Reykjavik da cui prende il nome

REYKJAVIK (ISLANDA). I musei negli ultimi decenni hanno subito una progressiva evoluzione affiancando alla componente culturale la dimensione economica-aziendale. Sempre di più i singoli musei grazie all’autonomia di gestione, puntano alla valorizzazione delle eccellenze, al miglioramento degli standard di qualità, a nuove strategie di marketing e comunicazione e all’esternalizzazione di alcuni servizi quali bookshop e attività di ristorazione. Il museo Perlan a Reykjavik, dedicato alle vicende e alla storia del popolo islandese, ha ampliato la propria offerta gastronomica, che ora comprende, oltre al ristorante con vista panoramica sulla città, una gelateria.

La forte identità della gelateria Perlan è stata studiata dall’Atelier Tobia Zambotti, facendo ricorso a una soluzione semplice ed economica, ma di grande impatto emozionale. Il soffitto in continuità con la parete di fondo diventa il principale elemento compositivo di uno spazio immersivo e dinamico, grazie al caleidoscopio di forme e colori in bianco e blu. La miriade di piramidi in spugna fonoassorbente che scendono dal soffitto, come stalattiti astratte, crea un’illusione ottica verso il punto focale della vetrina dei gelati, incastonata all’interno di un monolitico bancone in corian bianco. L’iconicità di un solo elemento di design è sufficiente a definire l’atmosfera e a dettare i parametri di tutti gli altri elementi, dalla porta di servizio a tutto sesto, che segue la forma del soffitto, al lungo bancone, come richiesto dalla stessa committenza. Il pattern del soffitto, che reinterpreta lo scenario naturalistico islandese delle grotte nei ghiacciai, con i loro riflessi e colori in continuo mutamento, da una parte è enfatizzato dal back-counter in acciaio inossidabile che riflette la luce “glaciale” da 4500K delle strisce led, dall’altro dalla mancanza di oggetti a vista (cassa, attrezzature, ecc.) e dell’assenza del rumore dei frigoriferi, grazie all’utilizzo di materiale fonoassorbente per le superfici.

L’intervista a Tobia Zambotti

I suoi progetti, come Perlan sono altamente instagrammabili. Ce ne spiega il motivo? Oltre a raccontare una storia, i miei progetti cercano sempre “l’effetto wow” attraverso ambienti iconici e unici. Questo fa si che diventino fotogenici, ovvero instagrammabili, caratteristica che è spesso richiesta dal committente, perché un buon progetto di interni può dare una forte identità visiva ad un’attività, rendendola più riconoscibile sul mercato.

Un unico materiale con più funzioni. È sempre così nei suoi progetti? Il mio obiettivo è progettare ambienti semplici ma potenti: per fare ciò spesso identifico un materiale o un oggetto caratterizzante, che ripeto e posiziono nello spazio in maniera strategica. Questo materiale, per diventare l’assoluto protagonista dello spazio, ha bisogno però di essere inserito in un’ambiente asettico/neutrale. Nel caso della gelateria Perlan ho deciso di contrastare il soffitto “glaciale” con l’acciaio spazzolato, materiale che ne risalta la forma piramidale.

Quale esigenza ha portato a inserire una gelateria in un museo? Il Museo Perlan di Reykjavik mostra la bellezza della natura islandese in un edificio iconico che caratterizza lo skyline di Reykjavik. Al suo interno è presente lo shop del museo e la nuova gelateria che permette ai visitatori di gustare il gelato nella terrazza, al quarto piano. Il mercato del gelato è letteralmente esploso negli ultimi anni in Islanda tanto che la maggior parte della popolazione ha l’abitudine di mangiare il gelato ogni giorno, anche nei mesi freddi.

Come si sviluppano i suoi progetti? Prima di cominciare ascolto con attenzione le necessità del cliente, poi dedico qualche settimana alla ricerca e alla riflessione. Prima di cominciare la progettazione dello spazio mi confronto di nuovo col cliente per capire se l’idea di base è giusta. Dopo di che comincia la fase di progettazione, che consiste nel disegnare in 2D e in 3D l’intero spazio. La fase progettuale si chiude con render realistici e uno storytelling che aiuta a comprendere il progetto.

Who’s who

Dopo la laurea all’IUAV di Venezia e la specializzazione in design d’interni, Tobia Zambotti inizia a svolgere la professione in Italia per poi perfezionarla a Shanghai. Poi si stabilisce a Reykjavik dove fonda l’Atelier Tobia Zambotti, che interpreta il mondo del design attraverso la sostenibilità e l’innovazione.

Elena Bertero

Patrik Ontkovic

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