Dopo una lunga battaglia, il Comitato del Gianduiotto di Torino Igp ha accolto la richiesta di 40 aziende e maestri artigiani del cioccolato

Dopo una notevole fase istruttoria iniziata nel 2017, anche i Gianduiotti 4.3 e Fondenti della cioccolateria Giraudi di Castellazzo Bormida (AL) potranno fregiarsi del riconoscimento Igp. La vittoria giunge per il brand che, insieme a 40 aziende e maestri artigiani del cioccolato, ha sin da subito richiesto il riconoscimento al Comitato del Gianduiotto di Torino Igp.

Un lungo cammino

La richiesta dell’Indicazione Geografica Protetta è stata presentata alla Commissione Europea. Una volta accettata, tutti i gianduiotti prodotti in Piemonte, con solo nocciola (dal 30 al 45%), zucchero semolato di barbabietola o di canna raffinato (dal 20 al 45%) e cacao (min. 25%), senza la presenza di latte in polvere, possono essere riconosciuti come Igp.

«Il Gianduiotto di Torino è un’eccellenza del territorio piemontese e, come tale, va riconosciuta sia in Italia che all’estero - ha dichiarato Giacomo Boidi, maestro cioccolatiere di Giraudi - L’Igp è un’importantissima etichetta che ci consentirà di dare maggior valore al prodotto e di comunicarlo con più facilità. Il riconoscimento non sarebbe esclusiva conseguenza della centenaria tradizione cioccolatiera regionale, ma anche delle indiscusse proprietà qualitative della Nocciola del Piemonte, altra IGP del territorio».

La storia del Gianduiotto

Il gianduiotto è nato per merito di Napoleone. È proprio in seguito al Blocco Continentale da lui imposto nel 1806 – che impediva alle navi provenienti dal Regno Unito e alle colonie di attraccare nei porti dell'impero francese e alleati - che i maestri cioccolatieri ebbero l'idea che diede vita all'ormai celebre cioccolatino. Infatti, in seguito alla difficoltà di reperire il cacao, si pensò di sostituire questa pregiata, e ai tempi rara materia prima, con la nocciola. Nasceva così il
gianduiotto.

Tuttavia, solo nel 1865 avrebbe acquisito la classica forma che conosciamo ancora oggi: quella di parallelepipedo smussato o di barchetta rovesciata. Nel corso degli anni, ormai oltre 150 dalla sua nascita, la ricetta non ha mai cambiato forma né ingredienti. Tuttavia,  ci sono stati diversi cioccolatieri, come Giacomo Boidi, che ne hanno creato una versione personale.

I Gianduiotti 4.3 e Fondente di Giraudi

Sia il Gianduiotto 4.3 che il Fondente targato Giraudi beneficerebbero dell'etichetta "Gianduiotto di Torino Igp". Premiati agli International Chocolate Awards 2017, con il secondo posto a livello mondiale, i Gianduiotti Fondenti si caratterizzano per una presenza di nocciole Piemonte IGP tostate in percentuale del 40%, assieme a zucchero di canna, burro di cacao, cacao amaro in polvere e fave di cacao. Questi ultimi due ingredienti, assieme, costituiscono una percentuale non inferiore al 29% di cacao, superando ampiamente, come anche nel caso della nocciola, gli standard minimi imposti dall’Igp.

Premiati agli International Chocolate Awards 2020, con la medaglia d’argento nell’area geografica Italy/Med, i Gianduiotti 4.3 rappresentano la ricetta identitaria di Giraudi. Il nome è dovuto alla percentuale di nocciole presenti (43%). Queste vengono miscelate con zucchero di canna, burro di cacao e una percentuale uguale o superiore al 30% di cacao della varietà Trinitario. Quest'ultimo ingrediente proviene da Venezuela Sur del Lago. In questo caso è composto dalle sole fave. Il risultato? Un gusto più pieno e intenso della variante fondente, con una minore amarezza.

Stefania Leo

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