Nicchie, bancone, illuminazione: gli elementi che rendono unica questa boutique 100% francese nel cuore di Parigi, firmata da Emmanuelle Simon

Che siamo in Francia, non ci sono dubbi. Lo si legge da quell’aria elegantemente retrò degli arredi, dalla vetrina in legno scanalato bianco, dal pavimento in pietra blu che ricorda i lastricati parigini. Lo si legge da quello stile tipicamente francese di abbinare le forme tradizionali al design minimale, sempre con un gusto impeccabile e un pizzico di nostalgia. E qui, infatti, siamo nel cuore del cuore della Ville Lumiere, nel celeberrimo e superchic 7° Arrondissement, all’ombra della Tour Eiffel e accanto all’aristocratico Museo Rodin. Una posizione che è già motivo di grazia per Liberté, la boulangerie che anche nel nome sottolinea la sua francesità, rimandando al motto storicamente simbolo della Rivoluzione. La catena, perché questo è il nuovo locale dei 5 presenti in città, è stata fondata da Mickael Benichou, che ha dato carta bianca all’architetto d’interni Emmanuelle Simon, progettista franco-israeliana amante delle linee morbide e del design pulito. È un locale dalle dimensioni piccolissime, solo 25 mq, ma amplificate da soluzioni intelligenti sia di spazio che di arredo. D’altra parte, trovare soluzioni ad ambienti minuti sembra essere diventata una sfida irrinunciabile per qualsiasi progettista e, si sa, è nell’arguzia dello studio dei centimetri che si misura la vera creatività, soprattutto in città, dove i metri quadrati sono diventati il vero lusso dei nostri tempi.

Tra profondità e dinamismo

La boulangerie Liberté è piccola, è vero, però la sua pianta rettangolare è scavata da nicchie su ambo i lati, 4 per parete, dando un’immediata profondità ottica allo spazio. Non solo, le nicchie con la loro sagoma ad arco sembrano addolcire l’uniformità squadrata e netta delle superfici, dando l’illusione di un ambiente più articolato di quello che in realtà è. Ma partiamo con ordine, e partiamo dalla vetrina che, con la sua vetrata e con la porta d’accesso a vista, crea una continuità visiva con l’esterno “prolungando” visivamente il locale. Dopodiché, varcato questo confine apparentemente labile, ci si trova davanti il bancone: in uno spazio così piccolo era necessario che questo fosse l’unico vero punto di riferimento, il fulcro e l’anima del locale. Non c’è lo spazio sufficiente per altri espositori, per altri banchi, nè per tavoli e sedute, perciò, lo stile del bancone doveva essere impeccabile, riassumere su di sé l’estetica e l’equilibrio di tutto il locale. E così è stato. Posizionato longitudinalmente proprio nel centro, il banco divide il locale in due zone distinte ma senza nette separazioni, senza elementi verticali che creino barriere visive. Il suo design è essenziale, con un basamento in legno rivestito nella parte superiore da doghe in piastrelle raku. Sul top, solo un espositore in vetro che racchiude i dolci sfornati dal laboratorio. Tutto molto essenziale e minimal. Le nicchie non sono state lasciate semplicemente a vista ma sono state sfruttate al centimetro. In particolare, quelle dietro al bancone rispondono a due esigenze precise: da una parte la necessità di avere dello spazio da usare come contenitore, dall’altro devono dare maggiore profondità e dinamismo ad uno spazio dalle dimensioni così contenute.

Ecco, quindi, che questa duplice funzione è stata ottenuta realizzando su misura un elemento contenitore fino a una certa altezza, comunque nascosto dalla mole del bancone, mentre il resto della nicchia è aperto, rivestito dalle stesse piastrelle a stecca in ceramica raku. Due delle nicchie che fronteggiano il bancone, invece, sono state trasformate in piani d’appoggio, rispondendo all’esigenza di avere delle sedute per aspettare il proprio turno o consumare un dolce. Sulla parete frontale, proprio di fronte all’ingresso, una stretta apertura verticale lascia intravedere il laboratorio.

Emmanuelle Simon
Emmanuelle Simon

La progettista: il profilo di Emmanuelle Simon

L’architetto d’interni e designer franco-israeliano Emmanuelle Simon ha iniziato la sua carriera lavorando su progetti prestigiosi in tutto il mondo, accumulando esperienza nella progettazione sia di progetti pubblici che di abitazioni private. Nel 2017 ha creato il suo studio e da allora ha accumulato premi e riconoscimenti con la realizzazione di negozi e locali. Sia il rivestimento del bancone, sia quello delle nicchie sono formati da piastrelle raku che richiamano le staccionate e aggiungono ritmo a un bancone che altrimenti risulterebbe imponente. Come spiega Emmanuelle Simon: «Questa tecnica della ceramica giapponese che prevede la rimozione delle piastrelle dal forno ancora calde produce una superficie ad effetto craquelé che riprende la consistenza del pane caldo». Questo non è il primo degli interventi di Simon in cui le forme e i materiali si ispirano al wabi-sabi, stile giapponese che fa dell’imperfezione e della transitorietà una forma di bellezza. «Mi piace accostare la natura grezza dei materiali al minimalismo perché penso che riesca a trasmettere autenticità e una nota poetica». L’idea in più: tra le piastrelle che rivestono le nicchie sono state incastonate bacchette in legno sporgenti da usare come mensole per esporre pane e ciambelle.

Barbara Delmiglio

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