Escono dall’Accademia Maestri Pasticceri Italiani il presidente, il presidente onorario e alcuni membri del direttivo. Ecco che cosa ha causato la clamorosa scissione

Momento epocale per l'Accademia Maestri Pasticceri Italiani. Fuori il presidente, Gino Fabbri, e il presidente onorario e fondatore, Iginio Massari. Con loro lasciano altri sei membri della più prestigiosa associazione italiana di professionisti della pasticceria: Alessandro Servida, Maurizio Vittorio Colenghi, Davide Comaschi, Fabrizio Galla, Debora Massari e Giovanni Tullio Cavalleri. Non è finita: l'elenco potrebbe allungarsi nelle prossime ore.

Fu proprio Massari a fondare l'Ampi nel 1993

Per sottolineare la rilevanza di quanto sta accadendo in questi giorni basta notare come l'Accademia stia perdendo - assieme a nomi di primissimo piano - il riconosciuto Maestro dei maestri della pasticceria italiana. Iginio Massari ha fondato l'Ampi, assieme ad altri 13 colleghi, nel 1993. La sua uscita segna un passaggio chiave e pone un enorme punto interrogativo sul futuro dei vertici di questo mondo.

«Riavviare completamente l'amministrazione»

Proviamo a spiegare i fatti con ordine. L'Accademia ha diffuso, giovedì 29 aprile, uno scarno comunicato stampa, spiegando che «in seguito al recesso presidenziale ed associativo da parte del Maestro Gino Fabbri, del recesso del Presidente Onorario Iginio Massari ed alcuni membri del Consiglio Direttivo, temporaneamente proseguiranno solamente le attività ordinarie dell'associazione in attesa di poter riavviare completamente l'amministrazione sociale di Accademia Maestri Pasticceri Italiani in seguito all'elezione del presidente successore».

Fabbri: «Non abbiamo nessuna fretta»

Una decisione maturata negli ultimi giorni, quella di Fabbri, Massari e degli altri colleghi. La delicatezza del momento è evidente anche dalla comprensibile prudenza espressa dai diretti interessati. Molte figure di primo piano preferiscono non commentare, visto l'alto livello di incertezza (e, come accennato, la possibilità che altri nomi si aggiungano alla lista dei transfughi). Spiega a Dolcegiornale, fermo e conciso, lo stesso Fabbri, presidente dimissionario: «Io e Massari non condividevamo più alcune cose. Pur non avendo ricevuto alcun attacco diretto all'operato della presidenza, di fronte ad alcune richieste firmate da colleghi dell'Accademia abbiamo preferito uscire. Non abbiamo nessuna fretta, ora; ci sentiamo liberi e leggeri, possiamo fare una riflessione sul futuro assieme a persone che stimiamo a livello professionale, che stanno dimostrando tanto e che riteniamo abbiano colto lo spirito associativo originale dell'Accademia: una casa comune per il confronto e la crescita, non un sindacato o un luogo per fare politica».

De Riso: «Nulla contro il presidente e il presidente onorario»

Tra i pasticceri che, invece, rimangono in Ampi, firmatari di queste richieste avanzate nei confronti del direttivo, ci sono Paolo Sacchetti e Salvatore De Riso. «In questo momento non ci sono dettagli da aggiungere - ci spiega Sal De Riso - abbiamo ricevuto ieri sera la comunicazione della decisione del direttivo di dimettersi. C'erano cose che non andavano bene e che abbiamo chiesto di cambiare, ma non si trattava di un qualcosa "contro" il presidente né contro il presidente onorario».

Il corto circuito delle due accademie

Da qui in avanti si naviga nel mare delle indiscrezioni, delle voci non confermate: il vento forte scatenato da questa tempesta, come è ovvio che sia, ne porta in giro parecchie e le fa arrivare molto lontano. Sembra che l'atto decisivo sia stato proprio la firma apposta su una richiesta di modifica dello statuto dell'Accademia (per meglio dire: una quarantina di firme). Questo avrebbe portato Massari, Fabbri e gli altri alla decisione di lasciare, ma pare sia solo la punta dell'iceberg. La crepa divenuta spaccatura pare essersi generata molto prima. Nel 2019 Paolo Sacchetti, volto storico dell'Ampi, lasciò la vicepresidenza dell'Accademia. Un anno dopo, proprio su iniziativa di Sacchetti assieme a Claudio Gatti, Maurizio Bonanomi, Salvatore De Riso, Vincenzo Tiri e Carmen Vecchione, è nata l'Accademia Maestri del Lievito Madre e del Panettone Italiano, associazione (presieduta da Gatti) nelle cui fila si notano i nomi anche di altri accademici Ampi. Un corto circuito che potrebbe aver fatto saltare equilibri in precedenza mai stati in discussione.

Una suggestione dal sapore... calcistico

Che cosa accadrà ora? Se da un lato (Ampi) si lavora alla ricostruzione di un gruppo dirigente (per il nuovo direttivo si fa largo il nome del pastry chef messinese Giuseppe Amato, ma siamo sempre nel campo delle voci), dall'altro resta l'interrogativo più grande, quello sulle intenzioni di Massari, Fabbri e degli ex maestri che li hanno seguiti. Come detto in precedenza, pare non esserci fretta. Per chi volesse farsi ingolosire dal gossip, ecco servita una suggestione mignon dal sapore... calcistico: che si stia pensando a una "pastry league" dei fuoriclasse della pasticceria, sulla falsariga del tentativo dei maggiori club europei di costituire la ormai nota (e già tramontata) Super League? Saperlo...

In attesa di progetti da raccontare

Quel che è certo è che ci si augura, come risultato di questa clamorosa detonazione, una spinta il più possibile costruttiva, e per nulla distruttiva di quanto di buono - anzi, ottimo - l'alta pasticceria italiana ha saputo e sa esprimere. La speranza è che si gettino le basi per crescere, qualsiasi sia il nuovo assetto che vedrà riallocati i nomi top del comparto. Che, insomma, calmatesi le acque, al più presto ci siano progetti da raccontare, nuove iniziative portate avanti per ampliare le vedute della pasticceria italiana, con ancora maggiore contatto con l'estero e con pieno spazio di manovra per chi vuole innovare e continuare a stupire.

 

Ernesto Brambilla

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