Trasparenza nella gestione, nella comunicazione e nell’interpor design. Succede in Giappone da Ripi, la bakery di nuova generazione

Kure. Siamo in Giappone, e questo, parlando di architettura, già la dice lunga. Dal design alla moda, lo stile del Sol Levante è da tempo sotto i riflettori e ora, come ultima frontiera, mette alla prova il suo talento estetico nella progettazione di locali commerciali, ristoranti, bar, bakery e pasticcerie. Non stiamo parlando di uno stile zen, di feng shui o di qualsiasi altra moda giunta dall’Oriente negli ultimi decenni: parliamo di un vero territorio di sperimentazione. Parliamo della progettazione di locali dal minimalismo al limite dell’evanescenza, di una estetica pulita e, contemporaneamente, di una resa finale glamour. Come da Ripi, bakery nel centro di Kure, nella prefettura di Hiroshima: le pareti sono lasciate in cemento a vista, grezze e nude, le luci sono semplici barre al neon, e gli arredi quasi inesistenti. Tutto molto essenziale, molto giapponese. Sembra troppo semplice? Niente di più sbagliato: lo stile del Sol Levante è una questione di equilibri e di armonie dei dettagli. Così, l’apparente ruvidità del cemento grezzo delle pareti, con impianti e cavi lasciati a vista, è bilanciata dalla morbida silhouette del bancone di esposizione, con la sua forma flessuosa e la finitura effetto liscio. Le luci, che sono algide barrette al neon, di cui il grigio chiaro del cemento addolcisce la luminosità, “scaldano” pareti e soffitti creando un’aura tenue e delicata. E poi, il tocco naturale, immancabile se si parla di japan style: tra tanti elementi e rivestimenti artificiali e “urbani”, basta un vaso con qualche ramo verde per ricordare che la vera armonia è qualcosa di vivo e di semplice.

Prolungare visivamente lo spazio con pareti vetrate

Ripi, intraducibile termine che vuole richiamare il suono inglese di “repeat”, porta la firma dello studio Fanthom e si trova in una zona della città ad alta densità edilizia. Occupa uno spazio ridotto, solo poche decine di metri quadrati. Per ovviare a questa ridotta dimensione, la soluzione per rendere più ampio il locale è stata quella di “prolungare” visivamente lo spazio creando, dall’esterno, una vetrata d’ingresso a tutta parete che lascia completamente trasparente il confine tra esterno e interno: le due porte in vetro d’accesso possono essere quasi completamente spalancate, creando un continuum con la strada. Varcato questo labile confine, si è proiettati all’interno, con la percezione della profondità del locale grazie a una quinta d’acciaio e vetro che separa la zona di vendita dal laboratorio di pasticceria. Il metallo di questa quinta, così come quello dei macchinari, dei forni e degli arredi di questo spazio funzionale è ripreso dal grigio di tutte le finiture, incluso il pavimento a piastre di cemento.

Il cemento grezzo come elemento di decor

Per affrontare il flusso della clientela, lo spazio è stato diviso da un bancone, un candido elemento monolitico in cemento trattato, dalla morbida forma organica. Nonostante la ricerca minimale e la scelta di ricorrere a pochi elementi d’arredo, lo spazio ridotto del locale ha reso indispensabile creare dei piani d’appoggio intelligenti, come i ripiani porta cestini e i ganci per le pinze per prendere i prodotti. La logica della praticità ha infatti guidato verso una sorta di self service, dove biscotti, pane e dolci si possono richiedere al banco vendita oppure prendere direttamente dai ripiani o dal bancone centrale. Sempre in nome della funzionalità gli stessi ripiani sono progettati per essere facilmente smontati o spostati, grazie alle guide agganciate alla parete. Come sistema di illuminazione è stata scelta la tipologia al neon con una serie di barre a soffitto: a parete però, sono state applicate 12 barrette inclinate, come tanti piccoli slash, distribuiti su 4 file per 3 colonne. Questo schema luminoso non è casuale ma si rifà ai 3 piani e 4 forni utilizzati dal locale e diventa un elemento decorativo per tutto il locale, sottolineato dai numeri arabi a inizio e fine griglia.

Di bakery di nuova concezione abbiamo parlato anche qui e qui

L’intervista a Hiroyuki Nakamoto

Il Ripi si presenta come un locale molto lontano dalla iconografia delle bakery che evocano la naturalità dei prodotti e la tradizione. Come mai? Volevamo creare un ambiente quasi industriale, che richiamasse le attrezzature da cucina, con materiali tipici e grezzi come il cemento, il metallo e il neon per le luci. E che nel centro di questo ambiente così inorganico, gli unici elementi vivi fossero il pane, i dolci e gli esseri umani.

Perché il banco centrale, così diverso per forma e impatto estetico? Il bancone ha una funzione precisa, divide lo spazio centrale e, contemporaneamente, fa da piano espositore: volevamo che avesse una forma morbida e organica sia per adattarsi meglio a uno spazio ristretto, sia per accogliere e richiamare i prodotti esposti.

Come è stato pensato l’angolo somministrazione? Lo spazio ridotto non avrebbe permesso un angolo con sedute e tavoli, quindi siamo ricorsi a una soluzione più smart, che fosse possibile anche spostare o eliminare a seconda delle esigenze. Da qui, l’idea di un semplice scheletro leggero, in legno, su cui “poggiano” dei ripiani. Facili da smontare e dal minimo ingombro visivo.

Who's who

Direttore creativo e principale designer dello studio Fathome è il giapponese Hiroyuki Nakamoto. Lo studio, con base a Hiroshima, si occupa della progettazione architettonica e degli interni di negozi e spazi abitativi, sia in Giappone sia a livello internazionale.

Barbara Delmiglio e Chiara Naldini

Tatsuya Tabii

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