Altri tre punti vendita, uno spazio coworking e incubatore di startup legate al food dal nome Casa Brisa, un nuovo laboratorio, un orto urbano biodinamico, rapporti ancor più stretti con gli agricoltori, una campagna di equity crowdfunding – raccolta d

Altri tre punti vendita, uno spazio coworking e incubatore di startup legate al food dal nome Casa Brisa, un nuovo laboratorio, un orto urbano biodinamico, rapporti ancor più stretti con gli agricoltori, una campagna di equity crowdfunding - raccolta di investimenti da soci sostenitori attraverso una piattaforma online certificata - e... sfornare tanto, tantissimo pane. Ancor più di quello che ha permesso a Forno Brisa, in questi primi anni di vita, di conquistare il mercato bolognese con la panificazione 4.0 scuola Davide Longoni & Co.

Ora Pasquale Polito, Davide Sarti e il team del "forno collettivo" spingono sull'acceleratore, cercando nuovi soci con una campagna che richiama investitori attraverso una piattaforma online e varando progetti importanti: appunto, l’ampliamento del laboratorio, l’aumento dei terreni coltivati, la nascita di una scuola di formazione, nuovi punti vendita, in futuro anche un proprio mulino.

«Coerente con chi siamo e chi vogliamo continuare ad essere»

Perché andare a caccia di soci con l'equity crowdfunding? Ci spiega Pasquale Polito: «Perché è coerente con la nostra idea di business e la nostra immagine. È un aumento di capitale economico e di teste pensanti, di capitale umano. Nasciamo come un piccolo gruppo di persone supportate da mentori e amici che ci hanno aiutato moltissimo. Questo ha fatto da amplificatore. In questi anni, con la crescita super che abbiamo avuto, tanti ci hanno cercato, ma abbiamo deciso di tenere le porte chiuse». Fino alla scelta di questa modalit di finanziamento: «Con l'equity crowdfunding facciamo un'offerta pubblica, "polverizzando" le quote e rassicurando che noi restiamo alla guida. Con questo modello i sostenitori dell'azienda possono diventare soci, creando una piccola comunità che convoglia idee e suggerimenti».

Obiettivo 200mila euro entro gennaio

Il round di raccolta dell'investimento apre oggi e si chiuderà il 15 gennaio, sulla piattaforma Mamacrowd. L'azienda è valutata 3.200.000 € e propone fasce di investimento che partono da 240 € e due tipi di quote, A e B. La prima è riservata a coloro che investono almeno 20.000 € e che avranno, oltre ai diritti amministrativi e patrimoniali previsti per tutti, il diritto di voto in assemblea e liquidazione preferenziale. L'obiettivo minimo della prima raccolta è di 200.000 €, fino a un tetto massimo di 800.000 €. Ci sono anche altri vantaggi per i soci: sconti sugli acquisti dei prodotti di Forno Brisa, accesso riservato a esperienze e prodotti limited edition - il primo sarà un panettone speciale. Alla conclusione della campagna, tutti coloro che ne hanno preso parte potranno ritirare nei forni la pagnotta di due chili Save the zolla ottenuta con i cereali di 9 mq di terreno coltivati dal Forno ed entrare a far parte del Soccial Club, uno spazio virtuale in cui sarà possibile partecipare a sondaggi relativi all’ideazione di nuovi prodotti e ricevere in anteprima gli stati di avanzamento del progetto Brisa.

Prima il nuovo laboratorio, poi l'espansione verso Firenze

«Vogliamo allargare le spalle della società senza rinunciare alla base valoriale, mentre un investitore tradizionale ci avrebbe portato a un cambio di passo. Vogliamo crescere noi, formarci e costruire gruppi di giovani responsabili nei diversi comparti», spiega ancora Polito. Mentre i numeri danno ragione a questi millennial della panificazione radicale - dal fatturato di 350mila euro del 2016 sono arrivati a superare il milione a chiusura 2018 -, è il momento di mettere in cantiere i primi progetti. «I primi investimenti saranno il nuovo laboratorio in Bolognina e la conseguente realizzazione di un'aula corsi nel vecchio laboratorio di Galliera. Ci saranno corsi per panificatori amatoriali, di formazione interna e giornate di consulenza». Poi, lo sviluppo di tre pdv: il primo adiacente al nuovo laboratorio, poi - in base all'entità dell'aumento di capitale - un altro pdv fuori città e uno a Firenze. «Scelta perché città relativamente vicina, perché la conosciamo abbastanza bene e ci permette di intercettare flussi turistici importanti. La riteniamo una città pronta per Forno Brisa. Vogliamo fare un pezzettino alla volta, mantenendo il nostro metodo. Che non è solo produzione di qualità, ma anche comunicazione e attenzione al servizio. Non chiamiamo nemmeno più cliente chi entra nei nostri forni, lo chiamiamo pubblico, Un publico che non assiste soltanto, ma che partecipa, dà consigli, crea relazioni».

Ernesto Brambilla

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