Il percorso virtuoso che ha portato la pasticceria Filippi a fare da apripista nel mondo dolce, certificandosi B-Corp. Una certificazione che solo 120 aziende in Italia possono vantare

Zanè (Vi). Quando Andrea Filippi entrò nell’azienda di famiglia, la Pasticceria Filippi, gli bastò pochissimo per cambiarne le sorti. In pochi mesi intuì la svolta necessaria per trionfare in un segmento allora in pieno stravolgimento: «Partecipai a un corso sul panettone, in quella che mi sembra una vita fa: conobbi Rolando Morandin, poi diventato un amico vero, e mi innamorai del lievito naturale». Le condizioni perfette per una rivoluzione: «Dovevamo cambiare, anche il mercato era cambiato, la grande distribuzione era ormai arrivata e la nostra piccola produzione non reggeva più. Dovevamo pensare in grande, senza perdere la nostra identità». Era l'anno 1999. Oggi, dopo oltre vent’anni, quella che era stata avviata dalla nonna materna come Prodotti Dolciari Gasparini, conta più di 70 dipendenti e nove milioni di fatturato: la virata di Andrea, 46 anni e mente dietro la produzione e la creatività dell’azienda, è andata verso la ricerca dell’eccellenza, concentrandosi su lievitati da ricorrenza di altissimo profilo.

Nel settore dolciario, primi ad avere la certificazione B-Corp

Qualità e visione, adesso si ritrovano anche sotto il profilo societario: Pasticceria Filippi, della quale il fratello di Andrea, Lorenzo (41) è a capo dell’amministrazione, è infatti una B-Corp: una delle sole centoventi in Italia, pioniera nel settore dolciario. Consapevolezza e futuro sono due delle colonne più solide della filosofia B-Corp, un sistema di valutazione delle performance di un’azienda, che si spinge ben oltre l’aspetto economico. A questo progetto Filippi è arrivato dopo anni di ricerca, studio, inventiva: «Il nostro prodotto più identitario è il dolce classico all’olio, che fino al 2007 poteva definirsi panettone (l’introduzione del disciplinare oggi lo impedisce, perché prevede il burro in una quantità minima, ndr). Abbiamo un rapporto di grande vicinanza con Fratelli Carli, un’azienda virtuosa che nel 2016 ci invitò alla presentazione del lavoro che avevano già avviato per diventare B-Corp, e che volevano estendere a tutta la filiera». I punti di partenza erano lì, serviva farli confluire in una nuova dimensione: «Sapevamo di averlo nel nostro Dna, guardavamo già al benessere del personale, alla valorizzazione del produttore locale. Quindi decidemmo di confrontarci con il BIA (B Impact Assesment, il quiz volontario fornito da B Lab, ndr): sono domande complesse, che permettono però di capire molto di se stessi». Risultato: 84 punti, ben oltre la soglia per la quale un’azienda regala al mondo più di quanto il mondo regali ad essa.

I valori messi in campo

Essere B-Corp non incide sulla vita economica dell’azienda: non garantisce sgravi fiscali né introiti specifici (anzi, è prevista una tassa annuale variabile a seconda del fatturato). È piuttosto un “timbro” impresso sui valori e sulle intenzioni: «Sposare questa filosofia vuol dire dare un imprinting all’intera realtà in cui lavoriamo, dagli ingredienti nei nostri prodotti alle abitudini quotidiane, passando per l’arredamento e i trasporti. Sono bivi continui, che ti portano a scegliere l’impatto minore. E in definitiva cambia la vita, perché permette di comprendere soluzioni alternative al solito “abbiamo sempre fatto così”». Pasticceria Filippi è insomma un microcosmo di eccellenza, che fonde insieme l’etica del lavoro, la costante corsa verso la qualità, l’esaltazione dell’artigianalità. «In questo 2021 arriveremo a ottocentomila pezzi. Ai primi di agosto mettiamo in moto il commercio estero, che copre il 20% del nostro fatturato, e da ottobre ci concentriamo sull’Italia. Pausa dal 26 dicembre al 6 gennaio, poi non stop fino a Pasqua». Nessuna presenza in GDO, enorme attenzione alla sostenibilità: «Si tratta prima di tutto di rispetto. Per se stessi, per gli altri, per l’ambiente. Dovrebbe essere uno degli argomenti principali anche nella comunicazione di un’azienda, perché contagioso: se un’attività di successo è anche sostenibile, non può che essere un faro per il resto del settore. E magari anche oltre».

L'intervista ad Andrea Filippi

Cosa ha spinto un’azienda già di successo, a investire nel percorso B-Corp? La ricerca dell’eccellenza e la coerenza. Se si arriva a lavorare bene, a fare certi numeri e a togliersi soddisfazioni importanti anche sul piano economico, non si può non considerare l’idea di fare qualcosa di positivo, sotto più punti vista. La certificazione B-Corp suggella il nostro impegno verso l’ambiente e soprattutto verso chi contribuisce al nostro successo, perché l’aspetto umano è fondamentale.

La valorizzazione di una filiera corta è uno dei punti fermi di questa filosofia. Il prodotto iconico di Filippi parte proprio da questo. Esatto. Il nostro dolce classico all’olio ha visto la prima produzione nel 2001. L’ispirazione venne da un negozietto di Vicenza che vendeva solo olii extravergine (neanche a farlo apposta, il proprietario si chiamava Franco Filippi). Li assaggiai e lui iniziò a insistere: “Prova, con l’olio si può fare tutto”. Aveva ragione lui.

Ingredienti genuini si traducono spesso in una enorme mole di studio, per poter estrarne il meglio. Certo, e l’olio ne è un esempio perfetto. Il burro fonde a 28°C, l’olio invece è già liquido, per cui va ribilanciata la ricetta classica che si userebbe per un panettone. La costanza è un altro elemento imprescindibile: anche un microdifetto, nel tempo, viene fuori, per cui serve un olio perfetto, sempre.

B-Corp e sostenibilità vanno di pari passo? Sì e no. Nel senso che una B-Corp è necessariamente sostenibile, ma si può essere sostenibili anche senza certificazione B-Corp. Credo si tratti di una questione di consapevolezza di fondo, e soprattutto di corretto utilizzo dei termini: chi si vanta di essere sostenibile solo per quattro pannelli piantati sul tetto, ha capito poco, perché il concetto di sostenibilità si estende a ogni angolo dell’attività di un’azienda. Rispondere al questionario B-Corp permette di valutarsi e mettere a fuoco gli aspetti su cui intervenire. Per se stessi prima, e per l’ambiente poi.

FAQ - I parametri per diventare azienda B-Corp

Cos’è una B-Corp?

Per B-Corp si intende un’azienda che ha conseguito l’omonimo certificato, emesso da B Lab, organizzazione no-profit statunitense fondata nel 2006: il movimento B-Corp mira a elevare le performance di impatto ambientale e di sostenibilità allo stesso piano di quelle economiche, nella valutazione complessiva di un’azienda.

Come si diventa B-Corp?

La certificazione B-Corp è su base volontaria: per richiederla, l’azienda deve ottenere almeno 80 punti rispondendo al BIA, un questionario fornito da B Lab. Una volta validato il punteggio, vanno adottate misure di trasparenza e sostenibilità: si va dalla pubblicazione di rapporti interni fino alla cura del benessere psicofisico dei dipendenti.

Quanto costa essere una B-Corp?

Per conseguire e mantenere la certificazione è richiesto il versamento di una tassa annuale. L’importo varia in base al fatturato, da un minimo di mille dollari a un massimo di cinquantamila. Per le aziende che superano il miliardo di dollari di fatturato, è necessaria una valutazione apposita da parte di B Lab.

Perché richiedere la certificazione B-Corp?

La certificazione B-Corp non garantisce alcun ritorno economico, né vantaggi dal punto di vista fiscale. L’azienda la consegue per cementare il proprio contributo a un sistema di business innovativo, più orientato al futuro e che per questo salvaguardi ambiente e capitale umano; il guadagno è importante in termini di reputazione e solidità d’immagine.

Le B-Corp sono riconosciute ovunque?

Attualmente, si contano poco più di tremila B-Corp nel mondo, distribuite in settantuno paesi. In Italia se ne contano circa centoventi. La certificazione B-Corp è inoltre trasversale per quel che concerne le attività svolte dalle aziende: sono infatti più di centocinquanta i settori coinvolti.

Che differenza c’è tra B-Corp e Società Benefit?

La B-Corp è una certificazione. La Società Benefit è invece una forma giuridica, che oltre ai profitti, prevede nello statuto della società un impatto positivo sull’ambiente. In Italia, le aziende con certificazione B-Corp devono necessariamente trasformarsi in Società Benefit entro tre anni dal conseguimento della certificazione, pena il suo decadimento.

 

Carlo Carnevale

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