L’interessamento di alcune aziende del settore c’è stato, per quello che al momento è soltanto un macchinario prototipo. La stampante 3D per il gelato ideata da Selene Biffi e Paolo Aliverti – lei imprenditrice, lui esperto di programmazione ed elettro

L'interessamento di alcune aziende del settore c'è stato, per quello che al momento è soltanto un macchinario prototipo. La stampante 3D per il gelato ideata da Selene Biffi e Paolo Aliverti - lei imprenditrice, lui esperto di programmazione ed elettronica - rappresenta una novità piuttosto particolare nel campo delle innovazioni in questo settore. Se non altro per come è nata.

Un incontro tra due approcci molto particolari

Partiamo proprio dalla genesi della macchina. «Mi occupo di imprenditoria sociale da 15 anni», spiega a Dolcegiornale Selene Biffi. «In modi diversi: seguo anche progetti non profit e ogni due anni mi metto a ideare progetti nuovi. Per esempio, videogiochi per raccontare le scoperte scientifiche, chatbot da usare sui social contro l'odio. A Mogadiscio, in Somalia, ho iniziato a lavorare all'idea di un macchinario che potesse riciclare la plastica di uso domestico. Poi sono passato all'idea di una stampante 3D ad uso alimentare. È emerso che il materiale stampato è sempre simile a livello di consistenza. L'ideazione di una stampante per il gelato è risultata una novità: ho fatto qualche ricerca e ho trovato solo una tesi di alcuni studenti del Massachusets Institute for Technology. Riguarda una stampante che usa l'azoto, ma il risultato finale non era soddisfacente».

Il segreto è il gioco di temperature

Così Biffi ha coinvolto Aliverti, programmatore, analista e autore di libri tecnici e divulgativi su elettronica, programmazione e digital fabrication. Un tecnico che incontra una "imprenditrice sociale", che ha collaborato con Onu e Amnesty International. Un anno di lavoro ha portato alla realizzazione del prototipo. La macchina prepara il gelato un gusto alla volta: «Si inseriscono gli ingredienti della ricetta del gelato, le materie prime liquide insomma, in una vasca. Poi grazie a un sistema di pompe e alla gestione delle temperature, senza uso di addensanti, il liquido scende direttamente nella macchina, dove avviene la solidificazione di latte e panne, e viene "stampato"».

Crediti Manuel Coen - Selene 02
Selene Biffi - Foto Manuel Coen

«Il nostro prototipo è perfettamente funzionante», spiega ancora Selene, «e non ci sono limiti rispetto alle forme che si possono stampare. Abbiamo realizzato dei disegni in autocad e sperimentato l'uso del macchinario con quello, in futuro immagino un catalogo precaricato con un ampio numero di referenze e forme».

Ristorazione, catering e parchi divertimento

Chi potrebbe essere interessato a proporre gelato stampato in 3D ai propri clienti? «Ci rivolgiamo, potenzialmente, a un mercato di gelaterie, ma anche a ristoranti, aziende di catering, parchi divertimento: chi può avere necessità di creare un gelato con un logo, un brand, un nome, una forma particolare. Certo, trova applicazione in ambiti diversi dalla gelateria tradizionale, ma può tornare utile anche per preparare torte gelato e decorazioni».

«Investitori interessati, ma ancora nulla di concreto»

Qualcuno, in questi mesi, ha avviato dei contatti. C'è curiosità attorno al progetto, «ma al momento non abbiamo riscontri concreti, anche se c'è tanto interesse», conferma Selene Biffi. Per vedere il prototipo diventare qualcosa di più forse toccherà aspettare tempi migliori, viste le difficoltà che la pandemia causa a tutto il settore del fuori casa.

 

Ernesto Brambilla

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