Spazio di confine tra esterno e interno, l’ingresso è il primo ambiente ad accogliere chi entra in un locale ed è anche il primo a definirne l’identità e lo stile. Soffermarsi sulla sua progettazione, scegliere i giusti arredi e ponderare con attenzion

Spazio di confine tra esterno e interno, l’ingresso è il primo ambiente ad accogliere chi entra in un locale ed è anche il primo a definirne l’identità e lo stile. Soffermarsi sulla sua progettazione, scegliere i giusti arredi e ponderare con attenzione colori ed elementi accessori è fondamentale per creare immediatamente la giusta relazione con il cliente. Nella definizione di questo spazio le variabili da considerare sono: la dimensione e la forma, gli affacci e l'ubicazione, e non da ultimo va valutata la tipologia del locale e se si tratta di una nuova realizzazione o se invece si parla di un intervento di restyling.

Per prima cosa, però, è importante distinguere se l’ingresso è uno spazio di passaggio, per esempio in un locale di dimensioni medio grandi, oppure se è il locale stesso, come accade spesso nelle piccole attività destinate all’asporto. Gianpietro Sacchi, direttore e docente dei corsi di Alta Formazione del POLI.design fondato dal Politecnico di Milano, spiega: «Nel primo caso, non dovremmo considerare l’ingresso solo come un’area intermedia, in quanto è uno spazio che viene pagato, in termini di costo al mq di affitto o acquisto, esattamente come qualsiasi altra zona del locale. Diventa fondamentale, quindi, considerarlo parte di un intero e sfruttare appieno le sue potenzialità. Nel mondo anglosassone la frase wait here to be seated è sinonimo di attenzione verso il cliente: di solito la si trova scritta proprio all’ingresso e tradotta diventa "vi chiedo di attendere un attimo per capire quanti siete, che tipo di servizio desiderate e di conseguenza quanto vi fermerete". In poche parole significa ottimizzare spazio e tempo». Il discorso cambia se si ha a che fare con un locale di piccole o medie dimensioni: in questo caso l’ingresso coincide con il locale stesso e il discorso dei flussi si fa più complesso. «Spesso ci si trova di fronte alla presenza di un bancone unico - continua Sacchi -, con la conseguente intersecazione di chi entra e chi esce: la scelta del prodotto e il pagamento in cassa si effettuano sulla stessa linea del banco. Si può rivelare utile quindi ragionare per funzioni separate ma complementari, invitando i clienti a seguire percorsi separati. Per esempio si può pensare di usare materiali differenti a pavimento per creare zone nelle zone e aiutare i clienti a posizionarsi più ordinatamente senza accalcarsi».

Qualunque sia la metratura a disposizione, andranno vagliate attentamente le variabili dello spazio preesistente, interpretato lo spirito del luogo, il cosiddetto genius loci, così da capire come plasmare gli spazi, senza forzature.

Come trasformare l'ingresso in utile spazio d'attesa

In alcuni casi, può essere utile creare un piccolo spazio di attesa: ci sono alcuni semplici accorgimenti che aiuteranno le persone a fermarsi dove il progetto deciderà che si fermino, per esempio posizionando un semplice schermo multimediale, per cominciare a familiarizzare con menu e offerta. Così il progetto yogurteria-bar-caffèYo&Me”, tratto dall’archivio progetti dei corsi di Alta formazione del POLI.design gioca su una sorta di “vetrina nella vetrina”, grazie a una cornice che evoca la presenza di una finestra: questo spazio può diventare uno schermo sul quale retroproiettare immagini e presentazioni (nell’ottica di comunicazione dinamica), applicando particolari pellicole che “bloccano” le immagini mantenendo la trasparenza. Possono essere usati apparecchi tradizionali che consentono di proiettare con buoni risultati anche durante il giorno, senza creare una barriera tra l’interno e l’esterno.

 

Barbara Delmiglio e Chiara Naldini

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