Ecodesign e risparmio energetico sono i cardini delle nuove norme della Unione Europea

Dall’inizio di marzo, chi acquista una vetrina refrigerata per il proprio bar, per i gelati o per la pasticceria, per il libero servizio da parte del pubblico o per la vendita assistita da un addetto, si trova di fronte a una serie di novità.
La più evidente è l’etichetta energetica, che, come per i frigoriferi domestici, d’ora in avanti accompagnerà tutti, o quasi tutti questi prodotti. Ma cambierà qualcosa anche riguardo a una serie di informazioni su consumi e prestazioni, che d’ora in avanti i produttori sono tenuti a comunicare ai loro clienti, in modo da consentire, a chi decide di dotarsi di un’apparecchiatura di questo tipo, di individuare quella che gli converrà di più dal punto di vista delle gestione e, in particolare, dei consumi. Sempre da marzo, inoltre, i produttori devono attenersi a nuove regole di “ecodesign”, cioè di progettazione mirata a un minor impatto ambientale dei prodotti. Per le vetrine refrigerate commerciali questo non si traduce solo in una concezione più efficiente dei gruppi refrigeranti, ma anche nella scelta di gas meno impattanti sull’ambiente, in particolare sul clima, e, in generale, in una ingegnerizzazione del prodotto che tenga in conto anche del suo “fine vita”, facilitandone lo smaltimento.
Per quanto riguarda l’etichetta energetica, una novità per il mondo commerciale, a parte le iniziative volontarie dei produttori, ciò che cambia rispetto al sistema adottato per i frigoriferi domestici è, soprattutto, la scala con cui vengono definite le classi energetiche.
Viene mantenuta una distinzione basata sulle lettere dell’alfabeto, in cui la A indica la più efficiente, ma con periodici aggiornamenti, in modo da evitare che si verifichi quanto accaduto agli inizi del Duemila con i prodotti di largo consumo. In quel caso, la rapida evoluzione dei prodotti portò alla necessità di introdurre nuove categorie, come le classi A+ e A++, per individuare quelli più virtuosi dal punto di vista dei consumi. Ora non sarà più così, per non creare un affollamento nelle classi migliori, che renderebbe più complicata la scelta per l’esercizio commerciale.
Una prima conseguenza di questa decisione è che, all’entrata in vigore della normativa, cioè ora, in un momento in cui i produttori hanno perlopiù adeguato i loro prodotti già esistenti alla normativa, sarà difficile trovare prodotti in classe A.
Questa si affollerà molto probabilmente in un prossimo futuro, quando usciranno sul mercato nuove vetrine refrigerate più performanti e ispirate ai nuovi regolamenti di ecodesign. Un’altra conseguenza è l’uscita dai canali commerciali dei prodotti più obsoleti.
L’obiettivo dell’Unione Europea è, con questo pacchetto di normative, di indurre anche per gli apparecchi della refrigerazione commerciale il processo virtuoso che ha portato a una maggiore consapevolezza dei consumatori domestici quando fu introdotta la prima etichetta energetica, quella per i frigoriferi di casa. Allora il pubblico si orientò velocemente verso i modelli più efficienti e convenienti, innescando un processo che ha indotto i produttori a migliorare sempre di più i loro elettrodomestici.
Detto questo, va anche considerato che molte imprese produttrici della refrigerazione commerciale non hanno le dimensioni dei colossi mondiali che producono gli apparecchi domestici.
Questo va tenuto in conto soprattutto per l’enorme quantità di adempimenti che i nuovi regolamenti hanno imposto alle aziende del settore. Non si è trattato soltanto di predisporre le nuove etichette energetiche e inserire nuove informazioni nelle schede tecniche, ma anche di aggiornare tutti i manuali d’uso in tutte le lingue e, soprattutto, di certificare i loro prodotti, seguendo le procedure indicate dal regolamento di ecodesign, quindi con test appositi di laboratorio.
Se grandi gruppi di livello globale possono creare al loro interno laboratori attrezzati per effettuare le prove richieste, tutt’altro che banali, lo stesso non può avvenire per aziende di dimensioni più piccole, o anche artigianali. L’introduzione delle nuove norme ha quindi creato non poche difficoltà per il settore. Alcuni protagonisti del mercato ci hanno parlato di un impegno estremamente gravoso, che ha impegnato interi reparti aziendali per mesi per tenere conto di tutte le novità. Qualcuno si è ache trovato in difficoltà, e probabilmente non tutti erano perfettamente pronti al primo marzo, anche perché le novità normative sono cadute nel momento storico peggiore per le aziende del settore, quello della crisi pandemica che, come ben sappiamo, ha messo in ginocchio una buona parte della clientela a cui si rivolgono tradizionalmente, in particolare i bar e i ristoranti.
In definitiva, quali sono i prodotti interessati dalla nuova etichetta energetica e dalla progettazione basata sui principi di ecodesign? Ci siamo rivolti a Efcem, l’Associazione dei produttori di attrezzature per la ristorazione e per l’ospitalità, che ci ha in- viato, a questo proposito, una nota.
I nuovi regolamenti UE di ecodesign (2019/2024) e di etichettatura energetica (2019/2018), spiega Efcem, chiariscono il perimetro di applicazione e, dunque i prodotti che saranno etichettati e, cioè, “gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta”.
Più precisamente, “i mobili frigoriferi dotati di uno o più scomparti regolati a temperature specifiche, raffreddati per convezione naturale o forzata mediante uno o più sistemi che consumano energia, e destinati all’esposizione e alla vendita ai clienti, con o senza servizio assistito, di alimenti e altri articoli (anche non alimentari) a temperature specifiche inferiori alla temperatura ambiente, direttamente accessibili attraverso aperture laterali e/o attraverso una o più porte o cassetti”. L’associazione specifica anche che “nei regolamenti questi prodotti sono raggruppati nel cosiddetto Lotto 12, ossia armadi refrigerati (frigoriferi o congelatori) da supermercato, mobili plug-in a gruppo incorporato, refrigeratori per bevande, piccoli congelatori per gelati, vetrine per gelato sfuso e distributori automatici refrigerati”.

Alcune, poche, categorie di prodotto sono escluse, come per esempio gli armadi frigoriferi e gli abbattitori, i frigo-cantina e i minibar degli alberghi o altri apparecchi alimentati da fonti di energia non elettrica.
Esclusi anche i banchi bar o, meglio, come specifica Efcem, “banchi orizzontali a servizio assistito, con area integrata per la conservazione, progettati per funzionare a temperature di esercizio di refrigerazione”.
Non ci si riferisce, quindi, ai banchi modulari, quelli ormai più diffusi in commercio, in cui le vetrine refrigerate sono elementi a sé stanti inseriti nella composizione, ma in sostanza a pezzi “monolitici”, banchi su misura che incorporano anche una parte refrigerata.
Come per ogni nuova normativa dovremo comunque osservare i prossimi aggiustamenti e assestamenti, accompagnati da chiarimenti delle associazioni per i possibili dubbi sui campi di applicazione. Chi acquisterà queste attrezzature, d’ora in avanti, avrà comunque a propria disposizione strumenti per confrontare con precisione i consumi dei vari prodotti, non solo grazie ai dati di potenza e di assorbimento, ma anche a quelli dei consumi annui e di efficienza energetica. Quest’ultimo dato non rappresenta soltanto i consumi in kWh della vetrina, ma li mette in relazione alla superficie espositiva reale della vetrina, in modo da mettere in relazione i costi energetici con l’effettiva quantità di prodotto esposto. Informazioni estremamente interessanti, che finora i produttori non erano tenuti a comunicare all’acquirente.

Riccardo Oldani

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