Nei catering degli eventi, il dolce non sempre ha il posto che merita. O è banale, o è monumentale. Inutile spendere parole per la prima soluzione. Il problema della seconda, oltre al fatto che difficilmente porta elementi di novità e di contemporaneit

Nei catering degli eventi, il dolce non sempre ha il posto che merita. O è banale, o è monumentale. Inutile spendere parole per la prima soluzione. Il problema della seconda, oltre al fatto che difficilmente porta elementi di novità e di contemporaneità, è che rischia di essere un monumento alla bravura del pasticcere che difficilmente coinvolge emotivamente i partecipanti.

Perché invece non creare un minievento nell’evento legato alla degustazione del dolce? «È un ambito dove i pasticceri potrebbero trovare interessanti collaborazioni con le società di catering - afferma Mauro Adami, direttore artistico di Domo Adami Events -. La creazione di un’isola dei dolci può essere un’ottima soluzione per rendere speciale il momento del dessert, arricchendolo di un forte contenuto emozionale ed esperienziale».

Le persone possono avvicinarsi, ammirare e poi creare da sole la propria composizione: «Il dolce, in questo modo, diventa più avvicinabile, meno “spaventoso”, direi quasi più democratico. E il momento del dessert riacquista quel carattere ludico che in fondo è una delle sue caratteristiche peculiari».

Non si rinuncia alla spettacolarità e alla scenografia, ma la si rende più fruibile: diventa un’esperienza da vivere più che un monumento da ammirare.

«Le chiavi di interpretazione possono essere molteplici - afferma Adami -. Si può ad esempio creare un vero e proprio giro del mondo attorno al dolce, che si presta a essere raccontato anche visivamente in modo molto colorato e allegro. Oppure si può lavorare e giocare con le diverse consistenze e possibilità di consumo, affiancando dolci da prendere a fette, a morsi o a pezzi con praline, lecca lecca, chupiti e altro ancora, rendendo più ricca e più varia l’esperienza di assaggio. A livello tecnico, le monoporzioni possono essere un’ottima soluzione». Della serie: fuori dalla pasticceria c’è molta più vita (e più business) di quel che potrebbe sembrare. Basta avere voglia di mettersi in gioco.

L'intervista a Mauro Adami

Per un catering che voglia fare un buon evento spesso il dolce è un problema. Non sempre è all’altezza del resto del servizio. Come risolverlo?

La collaborazione con un pasticcere di livello è la strada maestra per creare un’esperienza di qualità dall’inizio alla fine. E al di là della solita torta, più o meno monumentale, l’arte e la maestria dei pasticceri possono dare un grande valore aggiunto a un evento.

In che modo?

Le potenzialità maggiori le vedo nello showcooking, che fino ad oggi - se si escludono le classiche fontane di cioccolato - non ha avuto lo spazio che merita. Le possibilità di spettacolarizzare un evento con uno showcooking di pasticceria sono davvero tante. A seconda del grado di interazione che si vuole creare con le persone, si può andare dalla creazione di un dolce in diretta alla personalizzazione al momento. Posso riempirti il cannolo a tuo piacimento, comporti la millefoglie farcendola con il tuo gusto preferito, prepararti il sorbetto al momento. Oppure riproporre riti antichi come quello dello zucchero filato, realizzato al momento del colore desiderato. Anche il gelato offre molte opportunità di spettacolarizzazione: dall’azoto liquido alle nuove piastre refrigerate che permettono di spatolare il gelato al momento.

Per gelatieri e pasticceri, un invito ad uscire dai propri laboratori?

Le collaborazioni esterne sono sempre una strada feconda. E si possono attuare anche nel quotidiano. Perché per esempio non pensare ad accordi con ristoranti vicini dello stesso livello qualitativo della pasticceria per allestire a loro proposta dolce? Oppure, più banalmente, si potrebbero creare dei piccoli assaggi con cui il ristoratore può omaggiare i propri clienti.

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Andrea Mongilardi e Mauro Adami

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